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Chiesa di San Marcello

Chiesa di San Marcello


IndirizzoIndirizzo: Presso il cimitero di Paruzzaro



Orari di apertura

Sabato: dalle 9.00 alle 18.00
Domenica: dalle 9.00 alle 18.00


La Chiesa, a circa un chilometro dal paese, accanto al cimitero, trattasi di una costruzione romanica ad una sola navata, con una semplice facciata a capanna dal tetto spiovente, oggi in parte modificata con aggiunte esterne, terminante con abside semicircolare.
Da alcuni documenti risalenti all' XI secolo risulta che l'abitato di Paruzzaro dipendeva dalla Pieve di Gozzano. In un altro documento del 1240 si dice che la Chiesa di S. Marcello aveva con il diritto di beneficio un sacerdote fisso, il quale, grazie alla proprietà di alcuni beni, poteva mantenere e abbellire la Chiesa.
Il 5 Gennaio 1365 il presbitero Enrico, rettore della Chiesa di S. Marcello interviene al Sinodo indetto dal Vescovo Mons. Oldrado.

L'affresco della Madonna del latte tra S.Rocco e S.Grato eseguita nel 1488 da G. A. Merli testimonia probabilmente un ex voto per la peste che periodicamente imperversava nelle nostre terre ma anche l'esistenza di Oratori dedicati a S. Grato e a S. Rocco.
Presso l'archivio parrocchiale viene fatto cenno della peste in Paruzzaro nel 1524 e del 1576 che sterminò 240 persone.

Nel 1582 compie la visita Pastorale il Vescovo Bossi e dà la descrizione della Chiesa.
La definisce come edificio posto in luogo campestre dove non si conserva il S.S. Sacramento e non vi sono reliquie, orientato ad est verso il sole che sorge (Cristo), lungo 20 braccia e largo 16 terminante con un'abside a tre finestrelle. Nella parte settentrionale si erge un campanile che nell'antichità probabilmente serviva da torre di avvistamento.

Nel 1595 Mona, Bascapè descrive la chiesa come ampia, coperta di tegole e pareti dipinte, priva di Sacrestia ma affiancata da due corpi di casa fatti costruire dal sacerdote Cornelio de Cresti come sua abitazione (come risulta anche dagli atti del Notaio Bartolomeo Copetta del 1567).
Tra gli ordini particolari il Bascapè prescrive che la Chiesa: "si soffitti o volti". L'aula fa provvista di soffitto a cassettoni e l'opera venne eseguita dalla bottega di Mastro Marcello Merino di Paruzzaro tra il 1607 e il 1608, come risulta dai Registro della Confraternita del S.S. Sacramento.

Per comodità della popolazione e per favorire le funzioni le Chiese più decentrate si staccano gradualmente dalla Pieve e vengono erette le parrocchie.

Nel 1618 con la Visita di Mons. Taverna viene descritta l'idulgenza di 40 anni concessa dal Sommo Pontefice nel 1524 e riportata sopra l'innmagine di S. Marcello, inoltre si cita come posto sopra l'abside un architrave dorato con un Cristo assai bello.
L'architrave è oggi scomparso mentre l'antico crocifisso ancora si conserva.

Nel 1758 il Vescovo Balbis Bertone descrive l'altare della Chiesa con due angeli, il tabernacolo sopra elevato, una croce lignea con due tavolette, la predella, uno steccato pure in legno e un palio di tela dipinta.
L'altare venne sostituito dall'Arciprete Gnemmi nel 1853 con uno di marmo acquistato con le balaustre pure di marmo dalla Chiesa di S. Graziano di Arona.
Lo storico Verzone data la Chiesa al primo quarto dell' XI secolo per gli archetti disposti a coppia: "San Marcello di Paruzzaro ci presenta rozzi paramenti e decorazione di archetti a coppie nella sola abside".
Il Migra che curò alcuni restauri e che si è occupato maggiormente degli affreschi, paria genericamente di Chiesa del XII secolo.
La facciata a capanna è molto rimaneggiata; la porta di ingresso è stata rifatta, cosi come ritoccate appaiono le due monofore ai lati dell'oculo centrale.

Il fianco Nord appare restaurato, mentre il fianco Sud conserva parte della muratura originale di pietrame minuto a ciotoli disposti in modo disordinato e la monofora verso la parte absidale a doppia strombatura con archivolto formato da conci irregolari di pietra simile a quella della terza specchiatura del campanile.

Se la Chiesa è stata rimaneggiata, intatto invece e originale è rimasto il campanile, di puro stile romanico, tipico della scuola comasca (datato dal Verzone tra il 1050 e il 1075).